Articoli pubblicati di Elisa Mauro

Carlos Peròn

Andiamo con ordine, o meglio, proviamoci. Parliamo di un'artista che genera la sua musica nella prima fase degli anni ottanta, dopo aver fondato un gruppo rimasto fra le miriadi di stelle e meteore che illuminano il cielo musicale, gli YELLO. Siamo in Germania, la temperatura è quella techno e industrial, artefice è Carlos Peròn, che si aggiudica la possibilità di essere ri-veduto e ri-venduto dalla label Revisted (del Gruppo Inside Out /SPV), le sue creature, selezionate ad arte tra una lauta quantità di opere, generate tra il 1977 e il 2005, sono quattro opere di suoni meccanici, elettronici e ferrosi aventi per nome "Impersonator I"(1981), "Nothing is true, everything is permitted", classe 1984, "Die Schöpfung der Welt oder sieben Tage Gottes"(1985), e dulcis in fundo un concept album dal nome "Gold for iron"(1989).
È arrivato il momento di prendere il carico più pesante di questi vecchi rumori per ri-assemblarli in uno scritto che non avrà molto di zuccherino. Trapani e martelli, batterie di pentole, acciaio inox, inossidabili come la sua musica, folate di vento incapaci a scacciar via gli ululati e i gemiti di brani melanconici come Blue Lupin o Hir Royal. Acque e sorgenti di rubinetti ignote bagnano di oro Golden Shower, mentre la città e i suoi rumori fioccano su Hallenmetallen. Tutti brani questi appartenenti a "Nothing is true, everything is permitted", che consta, per di più, di due cd, che nel fisico rimangono ferrosi, ma che si bagnano di metalli sempre nuovi. Dove l'arte rinnega il suo potere di essere tale e diventa incredibilmente avanguardia e sperimentazione, Peròn si immerge nella ricerche assidue, che a lungo andare, privilegiano la routine. Giochi di potere, voce grave e austera (l'attore Peter Ehrlich), foschie e chiarori risonanti rappresentano i sette giorni della creazione divina, narrati in "Die Schöpfung der Welt oder sieben Tage Gottes". Più strumentale e pop, nella sua versione variegata e dissonante, appare "Gold for iron", che vanta, per di più, trombe e sax, drumming, congas e bongos, chitarre elettriche e ispaniche, vocalist felini e africani, che ci confessano la bellezza del proprio inferno (Afro Infernal). Adesso, la musica di Peròn combina la maestria della musica digitale con la sapienza della melodia strumentale.

Pubblicato su Musikbox, rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo

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