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Cesaria Evora
Rogamar
Mix di musica africana, fado portoghese, melodie brasiliane, canti britannici, contagi tra voce morna e mari di terre lontane e abbandonate, propagazioni di blues, note etniche e possibilità di essere in grado di impossessarsi di culture altre. Questo rappresenta la musica di Cesaria Evora, che con il suo album, Rogamar, disegna mielati tradimenti rispettabili solo se ad effettuarli è la donna , che nasce a Midelo, sull'isola di San Vincente, Capo Verde il 27 Agosto 1941 e che diventa la musica indiscussa che ispira le muse del brasiliano Caetano Veloso.
Musica saggia, musica che non pretende di essere mondiale, perché nasce, già, con cellule irriproducibili: cellule di global-music. Sembra di scorgere, dalle note di mare che costeggiano Rogamar, un continuo appello rivolto a tutti i popoli del mondo, rivolto a noi, come, chiaramente, esprime Africa Nossa, dove il grido dell'Africa diventa il grido del mondo e l'invocazione a gente incompatibile, che trova finalmente l'assonanza e l'armonia con fiati, voce e percussioni insopprimibili.
Grazie alle stimabili decorazioni francesi che riceve dal 1991 e ai riconoscimenti che ottiene ad opera delle collaborazioni che intrattiene con Josê De Silva, l'artista capoverdiana, nel suo ultimo lavoro, esalta la forza della malinconia, come in Sâo Tomè na Equador, in cui l'acustica emana una fragranza irrefrenabile. Sapore di amore e battiti di mare inondano Amor e Mar, come un inno alle coste che vanta i suoi natali. Ricordi e vaneggiamenti. Con "mornas" e "coladeras" si evoca la nostra attenzione. La diva dai piedi nudi è in grado, ora più che mai, di indossare tutte le scarpe del mondo, per rivolgersi e rivolgerci al potere sociale e mondiale che la musica spesso dimentica di possedere.
Pubblicato su Musikbox, rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo
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