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Jamie Foxx
Unpredictable
J Records - 2005
Nuovo slang giovanile, nuovi mix sonori, nuovo R&B, nuovo volto. Stessi processi, stessi meccanismi fraudolenti, stesso genere americano, stessa catena alimentare, secondo cui il pesce più piccolo per diventare grande deve fare una prolungata carriera, stessi talenti gestiti con professionalità da un disegno di marketing prestabilito, che nella maggior parte dei casi non ha nulla a che vedere con la musica, la vera musica. Preludio irresistibile. Eric Morlon Bishop, ovvero Jamie Foxx, attore, cantante dal fisico scolpito, comico dal volto interdetto, collezionista di candidature per Oscar (vincenti nel caso di Ray, film diretto da Taylor Hackford) e per Grammy, sorregge bene i suoi quarant'anni di esperienza su questa terra. Imprevedibile come il suono del tuono dopo un lampo abbagliante, esce Unpredictable, in seguito al primo album Peep This del 1994. Snoop Dogg, Ludacris, Mary J. Blige e Kanye West celebrano con Foxx il trionfo dell'ultimo lavoro, comprendente una varietà di brani che non si confondono nella moltitudine violenta del "saper fare tutto", ma giocano con arte aguzzina il ruolo del "saper fare tutto e bene". Vaneggiamenti vagheggiati, titoli che colpiscono per il solo fatto di essere facilmente memorizzabili e note compiaciute per essere comodamente riproducibili divertono il linguaggio nuovo e ammiccante che abomina ogni arcaismo. E così YOU diventa magicamente U in Can I take U home, in U still got it e in Wish U were here. Il suono, ormai digitale, nell'ultimo brano menzionato, di una macchina da scrivere, diventa l'appannaggio della nostra incredulità di fronte al fatto che un celebre attore strapagato scriva lettere e pensieri con un utensile creato centinaia di anni fa. Ma l'interprete di Ray non nasconde un cuore dolce e mielato, sotto le canottiere bianche, e lo inserisce nella ballata più romantica dell'album, Heaven.
Gli insegnamenti non sono falliti in questa colonna di brani (ben 15), che mantengono se stessi con una forza unica, immediata e costante, quasi infinita. Ma le cose più belle hanno una fine, devono concederla, per poterci inebriare dell' imbrattato profumo, di cui solo la nostalgia ci fa godere.
Pubblicato su Musikbox, rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo
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