Articoli pubblicati di Elisa Mauro

Popol Vuh
Il testo sacro della Musica

"All'inizio vi era solo il cielo immenso e il mare in tutta la sua calma e poi venne il suono e dopo il suono il Creatore formò l'uomo" dice l'attacco del Popol Vuh, letteralmente "libro della comunità", testo sacro ai Maya del Guatemala. Non c'è da sorprendersi, quindi, se il critico e regista cinematografico Florian Fricke ad un certo punto della sua vita, e precisamente nel 1969, decide di mettere in piedi un gruppo di musicisti che riuscisse a distinguersi dalla durezza musicale tedesca e dal rock sporco e rauco che riversavano sulla Germania del periodo. Sperimentatori di un nuovo genere, i Popol Vuh, che all'origine comprendevano Frank Fiedler ai sintetizzatori, Holger Trulzsch alle percussioni e Fricke nel ruolo di pianista indomito, producono una sorta di musicalità prettamente cultuale, che si riconosca nelle opere sacre attraverso canti gregoriani e seri adagi, ma che allo stesso tempo sappia essere una musica libera nella forma e nella sostanza di essere vissuta in qualsiasi momento commemorativo e non. Relegare la storia pia dei Popol Vuh in pochi istanti di lettura sembra quasi inammissibile, ma con tutta la forza di cui la brevità e la concisione sono dotate, poniamo l'attenzione su una piccola fetta di produzione musicale e cinematografica appartenente all'innovativo gruppo di Monaco (primi ad utilizzare il sintetizzatore Moog). Brüder des Schattens- Söhne des Lichts (SPV - 1978) è l'accompagnamento sonoro del film "Nosferatu"di Werner Herzog, con cui Fricke aveva precedentemente collaborato per la creazione di colonne sonore di inestimabile valore e per il quale vanterà altre produzioni musicali, fino alla morte del pianista liturgico. Lontano dalle sonorità chopiniane e dalle voci soprane di Hosianna Mantra, successo insormontabile dei Popol Vuh, in Brüder des Schattens il minimalismo melodico ricerca, dopo quasi quattro minuti per brano, un piano che non può essere domato in diverso modo, se non con sommessa parola mistica e devoto raccoglimento. Ora il rock diventa contemplativo, pretende il suo spazio introspettivo e quasi spaziale, la voce dei cantautori è abbandonata a se stessa e i cori di Sei still, wisse ICH BIN bastano a ricordare che la cultura esotica è più profetica, se si abbandona ad una chitarra elettrica di straordinaria umiltà, come quella suonata da Daniel Fichelscher. Rivoluzionato il rock, redenta la musica sacra, contagiato il folcklore primitivo, nel 1987, si pensa a produrre un'altra soundtrack, questa volta per il film "Cobra Verde", diretto dallo stesso regista tedesco. Dopo aver ascoltato due album dei Popol Vuh, il terzo comincia ad essere un po' pesante, forse insopportabile, sicuramente inascoltabile, ma teniamo duro ancora un altro po', per raggiungere l'illuminazione e la redenzione necessarie affinché tutto possa essere descritto nella maniera più celestiale. For You and me è il quarto lavoro a cui la stesura di questa recensione si rivolge, sempre e comunque con la massima devozione e con la ferma convinzione di affrontare un'opera che sappia riportare il mondo ultraterreno a dimensione d'uomo. Il primo brano, che dà il nome all'intera antologia, vanta musiche più facilmente trasportabili al terreno, anche se la funzione dell'arpa non tralascia il precetto secondo cui la vita mortale è solo un passeggero momento, riscattato dai mondi altri. Adesso la chitarra fischia melodie armoniche a cui il nostro orecchio pareva disabituato e i cori di Renate Knaup-Aschauer paiono ricomporre una creazione, che non affida altro obiettivo, se non amare se stessa. Wind of the Stars in Their eyes, secondo brano dell'album, è l'amore internazionale che si abbandona al cielo, al suo vento e alle sue stelle. Tamburelli pluri-armonici sincretizzano For You and me, che si palesa nello stesso modo in cui fu creato. Nell' amore. Piacevole, sensuale e cristallino appare la raccolta di musiche appartenenti al 1991, scritta da Fricke per se stesso e per altro da sé. Ultimo, ma non per questo il meno importante, tra le raccolte dei Popol Vuh prese in considerazione, è 70's Progressives, grande congedo di un pianista che ha dedicato la sua vita all'eleganza del celeste, non privandosi dell'amore, che probabilmente ricercava spietatamente e senza sosta in un mondo che in cambio gli ha riconosciuto il diritto di essere un pregiato Creatore di un testo sacro alla musica. POPOL VUH.

Pubblicato su Musikbox, rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo

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